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giovedì 31 luglio 2014

Seduto a schiacciare noci per uno scoiattolo - Jerome K. Jerome (1895)

"Quando non giocava a tennis o si esercitava a giocare a tennis, o leggeva cose di tennis, parlava di tennis. A quel tempo, il personaggio più importante del mondo tennistico era Renshaw, e continuò a nominarmi Renshaw fino a che, in cuor mio, non crebbe un cupo desiderio di uccidere Renshaw, senza farmi né sentire né vedere, e quindi seppellirlo.
In un pomeriggio di pioggia intensa mi parlò di tennis per tre ore filate. Dopo il tè accostò la sedia alla finestra, accanto a me, e attaccò:
<<Avete mai notato il modo in cui Renshaw...>>
Io dissi:
<<Ammettiamo che uno prenda un fucile - parlo di uno con un'ottima mira - vada da Renshaw e gli spari, facendolo secco, voi tennisti riuscireste a scordarvelo e a parlare di qualcos'altro?>>
<<Oh, ma chi sparerebbe mai a Renshaw?>> disse indignato.
<<Non importa, ammettiamo che qualcuno lo faccia>>
<<Bè, allora ci sarebbe suo fratello>> rispose.
Me n'ero dimenticato."
Jerome Klapka Jerome (da 'Il cultore di hobby')

RECENSIONE
Amici generosi ma casinisti, persone altruiste fino a risultare moleste, signorine capricciose. E ancora: mogli dispotiche, bambini terribili, gatti diabolici...
È tutto racchiuso qui, in breve, il mondo di Jerome. Ed è sempre da qui che lo spassosissimo scrittore inglese prendeva spunto per i suoi divertenti racconti altamente vietati a chi è abituato a prendersi troppo sul serio. La sublime arte dello sberleffo, della presa in giro alle mode e alle manie che già allora imperversavano nel Regno Unito, il tutto raccontato con un sarcasmo spesso davvero graffiante ma mai offensivo. 
In questo volumetto di un centinaio di pagine troviamo una serie di brevi storie che Jerome scriveva abitualmente per alcune riviste con lo scopo di raggranellare qualche sterlina in più durante i periodi "di magra". Ma, sebbene non siamo certamente ai livelli altissimi di I pensieri oziosi di un ozioso o della sua opera più nota, quel Tre uomini in barca scritto quasi per scherzo, si commetterebbe un grave errore a considerare questa raccolta come un libro di "serie B" o, ancora peggio, un banale riempitivo per completare una sezione della libreria.
Già perchè, se è pur vero che in Seduto a schiacciare noci per uno scoiattolo sono presenti un paio di racconti un po' di maniera, va anche detto che diversi episodi sono, ancora una volta, tutti da ridere. Un esempio lampante in tal senso è senza dubbio L'uomo che "badava" oppure L'uomo distratto, stupendi resoconti delle nevrosi e delle ossessioni che già alla fine del XIX secolo colpivano l'uomo moderno, come avviene anche in L'uomo abitudinarioLo spirito di Whibley o ne Il cultore di hobby, dove viene analizzata e messa in ridicolo la frequente tendenza dell'adulto a divenire a tutti gli effetti una vittima dei propri riti, delle proprie credenze e delle proprie passioni.
Nella bellissima prefazione a questo volume a cura di Francesco Piccolo, c'è un passaggio assolutamente illuminante che credo valga la pena di riproporre:
"In tempi bui, ha più valore anche il mondo di Jerome. In tempi bui, stuzzicare buonumore, intelligenza e analogie impensabili, è una specie di beneficenza per l'umanità." 
E allora, se per caso vi sentite un po' giù pensando alle miserie dell'attuale comicità italica fatta principalmente di stantii luoghi comuni e battute squallide, lasciatevi andare, rilassatevi e fatevi condurre dalla sapiente mano di uno dei più grandi umoristi di sempre, senza deprimervi troppo perchè "non può piovere per sempre", oppure, per citare lo stesso Jerome, è risaputo che:
"Ogni medaglia ha il suo rovescio, come disse quell'uomo a cui presentarono il conto per il funerale della suocera".
Ed ora pensate a Zelig, Colorado o ai benvenuti al sud/nord e altre amenità del genere che molti hanno pure il coraggio di spacciare per "comicità intelligente".
Ok, deprimetevi pure.

BF

Nella nostra libreria:
Jerome K. Jerome
Seduto a schiacciare noci per uno scoiattolo. Storie e bozzetti in verde, blu e lavanda (Sketches in Lavander, Blue and Green)
ed. Edizioni Spartaco
109 pag.
traduzione di Giovanni Giri




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