BW&BF

domenica 27 luglio 2014

La testa perduta di Damasceno Monteiro - Antonio Tabucchi (1997)

"<<Sa cosa diceva De Quincey?>>
<<Cosa diceva?>>
<<Diceva: se un uomo si lascia andare una volta a uccidere, molto presto arriverà a considerare cosa da poco la rapina, e da qui passerà al bere e a non osservare le festività, quindi a comportarsi in modo maleducato e a non rispettare gli impegni, una volta avviatosi per quella china non si sa dove andrà a finire, e molti devono la propria rovina a questo o a quell'assassinio al quale sul momento non avevano badato granchè. Fine della citazione.>>"
Avv. Mello Sequeira e Firmino

TRAMA
In una zona boscosa e malfamata di Oporto, un gitano di nome Manolo rinviene una mattina un cadavere decapitato. Il corpo, che reca evidenti segni di tortura, è vestito con scarpe da tennis, jeans ed una maglietta blu recante la scritta "Stones of Portugal". Della testa nessuna traccia. Firmino, giovane reporter del quotidiano di Lisbona O Acontecimento, viene inviato così sul posto per cercare di scoprire qualcosa di più su un crimine che presenta una serie di risvolti estremamente inquietanti. Qualche giorno dopo la testa viene ripescata nel Douro da un anziano pescatore. Il cranio, appartenente ad un ragazzo di nome Damasceno Monteiro, presenta un foro di proiettile. Cosa si cela dietro a questo mistero?

RECENSIONE
Antica e piena di fascino, adagiata tra l'Oceano ed il fiume Douro, Oporto è una città portoghese un po' atipica: industrializzata, patria del famoso vino, umida e d'inverno spesso nebbiosa, viene definita talvolta una sorta di piccola Londra lusitana. Ed è in una città così atipica, moderna ma al tempo stesso orgogliosa del proprio passato che Tabucchi inscena questo thriller altrettanto atipico. 
Col suo consueto stile asciutto e ricco di citazioni e rimandi, il romanziere toscano confeziona un'opera che in realtà è tante cose in una: indagine giornalistica, saggio, guida turistica, ricostruzione storica. Tutto quanto "mascherato" da romanzo giallo.
Infatti il colpevole ed il suo movente non tardano ad arrivare, ma l'impressione è appunto che in questo libro la trama narrativa sia quasi un piccolo espediente del quale Tabucchi fa un abilissimo uso per parlare di molto altro. Prendendo come spunto una vicenda realmente avvenuta, l'autore crea un personaggio davvero memorabile, l'avvocato Mello Sequeira, obeso e difensore degli emarginati, capace di ragionamenti bizzarri eppur geniali allo stesso tempo (fantastico il paragone tra le discussioni alla sede dell'ONU ed il gioco di carte del Milligan), che pare uscito direttamente da Testimone d'accusa di Billy Wilder. L'avvocato Sequeira è lo strumento di cui Tabucchi si serve per elencare ad esempio una triste lista di feroci abusi perpetrati nelle caserme e nei commissariati di tutto il mondo, indipendentemente dal credo politico degli aguzzini che si rendono responsabili di simili bestialità in quanto "La tortura può venire da ogni parte, è questo il vero problema".
E poi, come frequentemente avviene nei libri del compianto autore di origine pisana, anche ne La testa perduta di Damasceno Monteiro assistiamo ad un sincero e profondo atto d'amore per il Portogallo, la sua gente e le sue tradizioni. Ma questa volta il sipario si alza su Oporto, che rivaleggia da secoli con la più raffinata e superba Lisbona, e Tabucchi ci rende meravigliosamente partecipi anche di questo: un po' di sano e fiero campanilismo tra una città che all'apparenza contrappone la sostanza, una città "dove i tassisti non sono ladri, come a Lisbona..." e che propone una cucina rustica a base di trippa rispetto a quella incentrata sul celebre bacalhau della capitale.
Al di là del mio giudizio su questo libro, comunque più che positivo, una cosa che credo vada sottolineata è che a me Tabucchi ha messo addosso una gran voglia di visitarla davvero, Oporto. E se questo in futuro succederà, dovrò solo ringraziare La testa perduta di Damasceno Monteiro.

BF

Nella nostra libreria:
Antonio Tabucchi
La testa perduta di Damasceno Monteiro
ed. Universale Economica Feltrinelli
238 pag.


Nessun commento:

Posta un commento