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venerdì 20 giugno 2014

Furore - John Steinbeck (1939)

"Le banche e le società si scavano la fossa con le proprie mani, ma non lo sanno. I campi sono fecondi, e sulle strade circola l'umanità affamata. I granai sono pieni, e i bimbi dei poveri crescono rachitici e pieni di pustole. Le grandi società non sanno che la linea di demarcazione tra fame e furore è sottile come un capello. E il denaro che potrebbe andare in salari va in gas, in esplosivi, in fucili, in spie, in polizie e in liste nere.
Sulle strade la gente formicola in cerca di pane e lavoro, e in seno ad essa serpeggia il furore, e fermenta."
John Steinbeck

TRAMA
La Grande Depressione fu una vera e propria piaga che in America colpì gran parte della popolazione. Coloro che prima avevano un pezzo di terra da coltivare e riuscivano a vivere dei frutti del loro lavoro all'improvviso si ritrovarono a dover ipotecare, perdendola, quell'unica ricchezza che garantiva loro la sussistenza. E così migliaia e migliaia di famiglie si trovarono costrette ad emigrare dagli stati del Mid-West in California.
I Joad, protagonisti di Furore, come tanti altri non vedono altra soluzione, dopo essere stati sfrattati da quella che era la loro casa, che tentare la fortuna promessa da un volantino di propaganda, e partono per una vera e propria Odissea moderna con la speranza che pesche, arance e uva in abbondanza siano in grado di garantire a tutti loro un posto come raccoglitori.
Il babbo e la mamma, gli anziani nonni, l'ex detenuto Tom, l'adolescente Al, lo strano Noé, la gestante Rosaté ed i bambini Ruth e Winfield; tanto numerosa è la famiglia Joad, a cui peraltro si aggiunge l'ex predicatore Casy. Ma la buona volontà, l'attaccamento ai propri cari, l'orgoglio ed i sani princìpi morali saranno sufficienti a contrastare le difficoltà che li attendono? E soprattutto, sarà davvero tutto oro ciò che luccica in California?

RECENSIONE
Furore, scritto quando ancora la Grande Depressione non era ancora conclusa, ma non era nemmeno più al suo massimo momento critico, è considerato il romanzo simbolo di quel periodo storico per antonomasia. Steinbeck, per chi già avesse letto altre sue opere, non è nuovo a queste tematiche: anche in altri suoi romanzi, come La perla o Uomini e topi, l'autore americano aveva raccontato le vicende dei cosiddetti "ultimi", coloro che per la società valgono meno di un cavallo, come si ripete spesso tra i Joad; ma la crudezza con cui narra le vicende in quest'opera provano il lettore, e lo fanno riflettere.
Il leggere questo libro in un periodo storico come il mostro, in cui la storia sembra ripetersi, anche se in maniera un po' meno violenta, lascia forse ancora più agghiacciati: come in un crudele dejà-vu, anche oggi pochi ricchi detengono potere e ricchezze e possono permettersi, come se fosse un barbaro passatempo contro la noia, di veder lottare i poveri affamati per un lavoro pagato una miseria, che a stento consente loro di sopravvivere e tirare avanti.
Purtroppo credo che quasi chiunque sia stato toccato, personalmente o tramite una qualche persona cara, da questa crisi che da anni ormai colpisce il mondo intero; certo non vi sono più, come nel romanzo di Steinbeck, i poliziotti che caricano gli scioperanti, ma ancora molte famiglie devono fare i conti quotidianamente con ogni singola spesa.
Furore subì diverse critiche fin da subito, proprio per via di ciò che denunciava, ed in un'Italia ancora fascista venne pubblicato l'anno successivo, solo in seguito a diversi tagli e censure. Questo naturalmente non stupisce, era la norma all'epoca. Ciò che mi ha lasciata interdetta però è il fatto che un capolavoro assoluto della letteratura mondiale come questo abbia dovuto attendere ben 73 anni per ricevere una revisione ed una nuova traduzione: solamente nel 2013 infatti la Bompiani ha pubblicato questa nuova edizione.
Quella nella nostra libreria è quindi ancora frutto della "manipolazione" originale; ma nonostante ciò ho trovato Furore talmente appassionante che sicuramente acquisterò anche questa nuova versione e, non appena avrò un attimo di tempo, lo rileggerò per apprezzarne le differenze.
Che altro dire? Steinbeck è un maestro assoluto dell'American Novel, tanto da aver meritato il Nobel nel 1962; d'altronde che sia uno dei miei autori preferiti si è già capito in diversi post precedenti. Ma non è un caso se Furore è comunque il suo romanzo più famoso: senza ombra di dubbio è, almeno tra quelli che ho letto finora, IL romanzo.

BW

Nella nostra libreria:
John Steinbeck
Furore (The Grapes of Wrath)
ed. La Biblioteca di Repubblica
415 pag.
traduzione di Carlo Coardi

  

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