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mercoledì 12 febbraio 2014

La ragazza con l'orecchino di perla - Tracy Chevalier (1999)

"Il guaio peggiore che abbiamo mai avuto con una fantesca"
Maria Thins

TRAMA
Olanda, 1664. Siamo nella piccola cittadina di Delft, e alla sedicenne Griet sembrerebbe un giorno come tanti altri, passato ad aiutare la mamma nei lavori domestici, quando all'improvviso la sua famiglia riceve una visita per lei del tutto inaspettata.
Si tratta di un signore e di sua moglie, visibilmente incinta, e dalle domande che le porgono Griet capisce che dal giorno successivo nulla sarà più come prima, poiché si trasferirà a casa della coppia come domestica.
Ma il signore non è un uomo qualunque, bensì il pittore Johannes "Jan" Vermeer, e uno dei compiti della ragazza, oltre alle normali faccende domestiche, sarà quello di pulire l'atelier dove egli dipinge senza però spostare o modificare nulla. Griet è abituata a questo compito, poiché al padre, divenuto cieco dopo un incidente sul lavoro, serve sempre sapere esattamente dove può trovare le sue cose. Ma il suo rimane comunque un ruolo estremamente delicato, non solo perché potrebbe compromettere la riuscita di un quadro, ma anche perché lei, oltre allo stesso Vermeer ed alla suocera, la padrona di casa Maria Thins, è l'unica ad avere il privilegio di poter accedere al sottotetto dove l'artista dipinge.
La giovane incomincia dunque un nuovo percorso della sua vita, cercando di sopravvivere a difficili situazioni famigliari, a gelosie ed ai normali turbamenti che una ragazza che sta diventando donna vive alla sua età.

RECENSIONE
Dicono che noi italiani siamo immuni alla sindrome di Stendhal, abituati come siamo ad essere circondati da innumerevoli opere d'arte e monumenti di ineguagliabile bellezza. Non so se l'autrice di questo libro, Tracy Chevalier, sia stata colpita in maniera così violenta dalla visione dell'opera del pittore olandese intitolata Ragazza col turbante; di sicuro però quest'opera di innegabile splendore l'ha colpita abbastanza da spingere la sua mente ad immaginare la storia che vi stava dietro, e di farne un romanzo.
Certo, va detto che la Chevalier non è stata la prima a trarre ispirazione proprio da quest'opera: tredici anni prima di lei la nostra connazionale Marta Morazzoni aveva scritto una raccolta di racconti intitolata proprio La ragazza col turbante. Ciononostante trovo che il libro di cui parliamo oggi sia assolutamente originale e molto ben scritto.
La sua struttura parrebbe la più classica delle fiabe: una giovane protagonista, che peraltro narra tutta la vicenda in prima persona, rendendo il tutto ancora più avvincente ed emozionante (personalmente trovo che le narrazioni in prima persona, per quanto difficili da sviluppare, o forse proprio per quello, abbiano una particolare capacità di farmi immergere a capofitto nella storia); una situazione famigliare molto disagiata, con tragedie che la rendono ancora più penosa; diversi villains, che con le loro cattiverie minacciano la serenità e l'integrità di Griet; le figure positive, come Maria Thins e Vermeer, che pur non parteggiando apertamente per la ragazza la sostengono (anche se probabilmente per puro interesse personale); ed infine il coetaneo, il principe azzurro (anzi, il figlio del macellaio).
Più volte tutto questo mi ha fatto pensare a Cenerentola, ma la bravura della Chevalier non consiste infatti nella struttura. Pur partendo infatti da questa solida e ben collaudata base, l'autrice è riuscita a ricreare il contesto storico ed una trama intrigante. Ecco, si potrebbe dire che la scrittrice americana si sia trovata davanti al quadro di Vermeer come un investigatore si trova davanti ad un delitto, e da lì abbia ricostruito con la sua immaginazione l'antefatto, il movente, l'arma del delitto, e così via. È stato il colonnello Mustard in cucina con la chiave inglese!
Griet raccontando la storia ci riporta nei Paesi Bassi della seconda metà del XVII secolo, con atmosfere un po' manzoniane ("Addio, Cecilia, riposa in pace") ed un po' dickensiane. Non cerca di indorare la pillola, più volte fa riferimento alla sporcizia ed all'odore che all'epoca erano la normalità lungo le vie e le strade di tutta l'Europa, così come ai doveri non detti che una serva aveva verso un signore, anche se non era il suo padrone. Forse qualche inesattezza storica è sfuggita, ma niente di eclatante, almeno ai miei occhi. Ma la vera magia di questo romanzo per me consiste nel parlare dei vari quadri del pittore, non solo di quello che dà origine al titolo: anche La lattaia fa capolino nella storia, dando peraltro modo al lettore di visalizzare perfettamente uno dei personaggio, la domestica Tanneke, così come Donna con collana di perle, Il bicchiere di vino (o forse Fanciulla con bicchiere di vino) e Concerto a tre. In questo modo non si può non avere la curiosità di andare a ricercare questi quadri, di scoprire i volti dei modelli e delle modelle che vengono descritti in posa davanti al pittore, e di pensare fra sé e sé: "Ma avrà davvero fatto bene a togliere/aggiungere questo elemento?". Salvo poi ricordarsi che è tutto frutto della fantsia dell'autrice.
Un romanzo che mi è piaciuto molto, e che consiglio vivamente a tutti. Non ho visto ad oggi il film, per cui non posso fare paragoni per coloro che al contrario avessero visto la trasposizione cinematografica senza leggere il libro; ma posso solo confermarvi che si tratta di una lettura appassionante.
Segnalo infine, per tutti coloro che invece fossero interessati all'aspetto artistico, che da poco il quadro Ragazza col turbante, così come altri dipinti di Vermeer ed altri pittori fiamminghi ed olandesi, è in mostra a Bologna, presso Palazzo Fava, e vi rimarrà fino a domenica 25 maggio 2014.

BW

Nella nostra libreria:
Tracy Chevalier
La ragazza con l'orecchino di perla (Girl With a Pearl Earring)
ed. Neri Pozza
236 pag.
traduzione di Luciana Pugliese

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