BW&BF

lunedì 30 settembre 2013

Assassino senza volto - Henning Mankell (1991)

"<<I vicini non hanno visto o sentito nulla. Credo che si tratti di una normale rapina>>
<<Chiami una bestialità simile normale?>>"
Wallander e Rydberg

TRAMA
Johannes e Maria Lövgren, due anziani coniugi, una notte vengono aggrediti nella propria casa colonica in una zona isolata della Scania, nella Svezia meridionale. I due, dopo essere stati legati con una tecnica molto particolare, vengono barbaramente torturati.
Quando arrivano i soccorsi, per Johannes non c'è più nulla da fare, mentre Maria è ancora viva, seppur in condizioni gravissime, tanto che morirà poco dopo l'arrivo in ospedale.
Poco prima che morisse però, l'agente Rydberg, dice di averla sentita ripetere più volte la parola "stranieri", questo potrebbe costituire un indizio importantissimo.
Nella vicinanze infatti, è presente un campo profughi che dà asilo a molti immigrati, regolari e non. 
La polizia di Ystad, sotto la guida del commissario Kurt Wallander, inizia a svolgere le indagini, che però si presentano fin da subito difficili e molto delicate, anche perchè una fuga di notizie riguardo alle parole pronunciate da Maria in fin di vita scatena un clima di grande tensione e di intolleranza verso gli stranieri.
Durante le ricerche e gli interrogatori di circostanza poi, Wallander scopre che  Johannes Lövgren conduceva una doppia vita e dovrà chiedere aiuto ai colleghi di Kristiansand, per cercare di risolvere un caso che rischia di avere gravi implicazioni anche dal punto vista sociale.

RECENSIONE
Assassino senza volto rappresenta il primo capitolo della fortunata serie delle inchieste del commissario Wallander, personaggio di fiction poliziesca ormai popolarissimo, non solo in Scandinavia.
Quarantaduenne, sovrappeso e perennemente malinconico, il commissario della polizia di Ystad rappresenta un poliziotto atipico, sia per il carattere introverso, che per la sua proverbiale goffaggine che strappa più di un sorriso.
Lo stile di Mankell però, devo dire che non è proprio adatto ad un romanzo di genere, infatti, sebbene il libro si legga in maniera anche piacevole, spesso la trama sembra essere più il pretesto per raccontare uno spaccato sociale, cosa che forse sarebbe più opportuno fare in un'inchiesta giornalistica, più che in un giallo.
Naturalmente ognuno ha i propri gusti e preferenze, anche in tema di libri, però io credo che un buon poliziesco debba basarsi principalmente su di una trama avvincente e che lasci il lettore costantemente col fiato sospeso, se poi ci si vuole inserire anche altri argomenti più "impegnati", tanto di guadagnato.
Qui si ha invece l'impressione che l'autore sia soprattutto interessato a parlare di razzismo, e che si serva della storia per fare questo, relegandola quindi in secondo piano.
Io viceversa sono dell'idea che bisognerebbe fare proprio l'esatto contrario, almeno in questo tipo di narrativa, poi ripeto, è giusto che ciascuno abbia le proprie opinioni in merito, io ho solo espresso il mio punto di vista.
Divagazioni a parte, il romanzo comunque non è malvagio e contiene anche qualche spunto interessante, nonostante non sia il mio preferito tra quelli di Mankell.

BF

Nella nostra libreria:
Henning Mankell
Assassino senza volto (Mördare utan Ansikte)
ed. Marsilio
366 pag.
traduzione di Giorgio Puleo





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