BW&BF

martedì 31 dicembre 2013

La strada - Cormac McCarthy (2006)

"Quando ce ne saremo andati tutti qui resterà solo la morte, e anche lei avrà i giorni contati. Vagherà per la strada senza niente da fare e nessuno a cui farlo."
Ely


TRAMA
Prossimo futuro. Il pianeta è ridotto ad un ammasso di cenere fumante, il cielo è continuamente coperto da uno spesso strato di fuliggine, l'aria è malsana, degli animali non v'è più traccia e le città non sono altro che cumuli di macerie. Freddo e pioggia ovunque, il sole quando c'è è talmente pallido e malato che non è più in grado di riscaldare nulla ed il mondo ormai non è che una landa desolata e priva di colore. Si sa che c'è stata una catastrofe, forse una guerra nucleare, ma non si riesce a capire di preciso cosa sia successo anche perchè tutto è stato spazzato via, persino i ricordi.
I pochi sopravvissuti si muovono in orde di disperati che non esitano a compiere le peggiori atrocità pur di sopravvivere oppure vagano solitari in attesa della fine meno dolorosa possibile.
In questo scenario di morte e devastazione, seguiamo il percorso di un padre col suo figlioletto, entrambi senza nome, che cercano di sopravvivere giorno per giorno mentre sono diretti verso sud, alla ricerca (forse) di un clima più clemente. Le poche cose che hanno (un binocolo, qualche coperta, le rimanenti scatolette di cibo) sono accatastate dentro un vecchio e sgangherato carrello da supermercato, mentre l'unica arma che possiedono è una pistola che contiene solo due pallottole: una per ciascuno, per quando giungerà il momento.

RECENSIONE
Leggere un libro di McCarthy non è un passatempo piacevole. Le storie che egli racconta non sono gradevoli. Da parte mia posso dire che adoro il suo stile estremamente minimalista, il suo modo di descrivere i paesaggi e certe atmosfere molto particolari; ma i suoi romanzi non sono adatti a chi ha lo stomaco debole o è molto impressionabile.
La strada, che tra le altre cose è valso a McCarthy il Premio Pulitzer, è la conferma di tutto ciò ed anche di qualcosa di più. In primo luogo ci fa capire pienamente, se mai avessimo avuto dei dubbi in proposito, che lo scrittore originario del Tennessee è un autore dotato di un talento straordinario e che, pur non essendo più giovanissimo, possiede ancora una mente molto sveglia ed una visione sul mondo chiara e lucidissima, molto più di tanta altra gente ben più giovane di lui.
In seconda analisi, sappiate che questo è un libro che fa soffrire. In pochissime pagine verrete catapultati in un mondo dove il passato è solo un vago ricordo, il futuro inesistente e dove il presente significa lottare quotidianamente per sopravvivere il più a lungo possibile, ben consci del fatto che probabilmente non ne vale neppure la pena. 
Un'altra caratteristica di McCarthy è quella già ravvisata anche in Figlio di Dio, e cioè quella di non descrivere dettagliatamente al lettore l'orrore che si trova davanti, ma di farglielo solo intuire lasciandolo così nell'angoscia e nell'inquietudine più totale.
Un romanzo che trasuda disperazione, ma che è anche capace di regalare momenti di grande potenza narrativa, e che potrebbe anche far scendere qualche lacrima in quanto il fortissimo sentimento di protezione reciproca che lega il padre al figlio rappresenta qualcosa di grandioso e dispensa emozioni talmente violente non facili da ritrovare in un'opera di narrativa.
La strada è un romanzo che forse a qualcuno potrà apparire eccessivamente lento e disturbante (non sono d'accordo ma posso capire), ma che in realtà è un capolavoro che bisognerebbe davvero trovare la forza di affrontare. Forse non subito, magari è meglio aspettare di essere nel mood giusto ma io vi consiglio di cuore di farlo. Un libro veramente da vivere, prima ancora che da leggere.

BF


Nella nostra libreria:
Cormac McCarthy
La strada (The Road)
ed. Einaudi
218 pag.
traduzione di Martina Testa








lunedì 30 dicembre 2013

Agguato all'incrocio - Dale Furutani (1998)

"Il mio cuore non conosce ostacoli. Nessun ostacolo, nessuna paura."
Sutra del cuore

TRAMA
Giappone, 1603. Matsuyama Kaze è un ronin, un samurai senza padrone, poichè il suo è stato ucciso insieme alla moglie e alla famiglia dello stesso Kaze due anni or sono. Ma nonostante sia passato così tanto tempo il samurai non può ancora trovare un nuovo incarico, poichè appena prima di morire la padrona gli ha strappato la promessa di ritrovare e salvare la figlia, una bambina che ormai dovrebbe avere nove anni.
Ma mentre è sulle tracce della bimba Kaze incappa nel misterioso omicidio di un mercante, trovato esattamente all'incrocio tra quattro strade ultimamente infestate da una banda di brutali banditi.
E così il ronin, fedele al suo onore ed alla sua morale, interrompe momentaneamente la missione della sua vita per imbattersi in questa avventura fatta di politici, demoni e poveri contadini di montagna.

RECENSIONE 
Permettetemi di spendere due parole di presentazione su Dale Furutani, l'autore del romanzo, perchè ritengo sia fondamentale per parlare poi del libro. Furutani nasce alle Hawaii (o vi si trasferisce ancora in fasce, su questo punto Wikipedia e la casa editrice Marcos y Marcos non concordano) da una famiglia originaria di Hiroshima, Giappone. Il suo modo di scrivere è quindi "all'occidentale", seppur la Trilogia del Samurai, di cui questo è il primo volume, sia totalmente ambientata nel Periodo Edo.
E forse è proprio questa mescolanza tra oriente ed occidente a rendere il romanzo così accattivante e ben riuscito: storia, mitologia ma anche religione e filosofia sono comunque narrate con uno stile che più di una volta mi ha ricordato il buon vecchio Joe R. Lansdale, che alterna momenti di vero spasso a scene piene di azione e di violenza.
Una vera e propria opera Wuxiapian, che fa avvicinare all'universo nipponico anche chi non è un appassionato del tema, e permette invece a chi ha già confidenza con questo mondo ancora molto sconosciuto da noi di approfondire ulteriormente alcuni suoi aspetti.
Da ultimo vorrei ringraziare colui che mi ha fatto casualmente scoprire questo autore magnifico, e mi auguro con tutto il cuore che anche voi dopo aver letto questo romanzo sarete impazienti di proseguire la trilogia.

BW

Nella nostra libreria:
Dale Furutani
Agguato all'incrocio (Death at the Crossroads)
ed. Marcos y Marcos
271 pag.
traduzione di Erika Bianchi

 

domenica 29 dicembre 2013

Le montagne della follia - Howard Phillips Lovecraft (1936)

"Sono costretto a parlare perchè gli uomini di scienza hanno deciso di ignorare i miei avvertimenti senza approfondirne le ragioni."
Howard Phillips Lovecraft

TRAMA
Settembre 1930. Alcuni scienziati della Miskatonic University organizzano una spedizione di carattere prettamente geologico in Antartide allo scopo di studiarne il suolo e analizzare alcuni campioni di rocce.
Una volta giunti sul posto però, fanno una scoperta davvero straordinaria: all'interno di una grotta rinvengono diversi esemplari di creature dalle fattezze mostruose, congelati da milioni di anni e perfettamente conservati sotto uno spesso strato di ghiaccio.
Uno di questi esseri terrificanti, che vengono battezzati "Antichi", viene analizzato dalla troupe la quale ipotizza che possa trattarsi di una creatura anfibia, ma a colpire i membri della squadra è il comportamento inquietante dei cani che li accompagnano. Essi infatti seguitano ad abbaiare e ringhiare senza sosta all'indirizzo di questi esseri, tanto che gli esploratori si vedono costretti a costruire per gli animali uno speciale recinto piuttosto distante dal campo base.
Ma sebbene la scoperta fatta sia già di per sè eccezionale, due membri decidono di recarsi in avanscoperta con un piccolo aereo verso il cuore della banchisa e dall'alto hanno così modo di osservare quelli che sembrano essere dei resti di una città che si suppone essere stata abitata tantissimo tempo prima proprio dagli Antichi.
A questo punto i due preferiscono ritornare indietro per avvertire i colleghi ma quando arrivano al campo base si imbattono in uno spettacolo orribile in quanto trovano l'accampamento completamente distrutto da una bufera di neve, i loro compagni morti e così anche i cani. 
E le brutte sorprese non finiscono qui. Anzi, sono appena cominciate.

RECENSIONE
Scritto originariamente nel 1931 e pubblicato dopo aver ricevuto numerosi rifiuti solamente cinque anni dopo,  Le montagne della follia si puo' considerare l'unico, vero romanzo mai dato alle stampe da Lovecraft, che fu così amareggiato dall'indifferenza che gli editori mostravano al suo lavoro, da arrivare persino a pensare di smettere di scrivere.
Nato come una specie di omaggio dichiarato a Poe ed al suo Le avventure di Gordon Pym, questo racconto scaraventa il lettore in un incubo dominato da esseri terrificanti e da paure ancestrali. L'ambientazione particolare del Polo Sud poi, rende il tutto tremendamente gelido e lugubre e, se pensiamo ai protagonisti della storia, diventa difficile non provare sensazioni di puro terrore una volta che realizzano quello che sta capitando in quello sperduto deserto di ghiaccio.
Narrato in prima persona, questo romanzo è considerato una delle opere migliori dell'autore di Providence che, in questo caso, grazie alla sua bravura ed a descrizioni spietate e dettagliatissime riesce a rendere bene come mai era stato fatto in precedenza il concetto di "panico".
Autentico capostipite di quello che verrà in seguito definito "horror antartico" e che produrrà film di culto come La cosa da un altro mondo e molti altri, Le montagne della follia contiene diversi elementi dell'angosciante universo lovecraftiano, uno fra tutti il famigerato Necronomicon che, per i fan di Lovecraft ha raggiunto ormai lo status di manufatto mitologico.
Un'avventura tra lande ghiacciate che genera un forte senso di disagio e di inquietudine fin dalle prime righe e che si trasforma un po' alla volta in paura allo stato puro, e dove si viene proiettati in un mondo fantastico e visionario nel quale l'orrore regna incontrastato.

BF


Nella nostra libreria:
Howard Phillips Lovecraft
Dalla raccolta "Tutti i racconti 1931-1936"
Le montagne della follia (At the Mountains of Madness)
ed. Oscar Mondadori
109 di 735 pag.
traduzione di Giuseppe Lippi




sabato 28 dicembre 2013

Sonno profondo - Banana Yoshimoto (1989)

"Da quanto tempo sarà che quando sono da sola dormo in questo modo? Il sonno viene come l'avanzare della marea. Opporsi è impossibile. [...] Nessun dolore, nessuna tristezza laggiù: solo il mondo del sonno dove precipito con un tonfo. È soltanto nel momento in cui riapro gli occhi che mi sento un po' triste."
Terako 

TRAMA (SONNO PROFONDO)
Terako è una ragazza che soffre di narcolessia: è capace infatti di dormire per giornate intere, con un sonno talmente profondo da non sentire nulla, né rumori, né la sveglia, e normalmente nemmeno il telefono. L'unico suono capace di destarla dal suo stato onirico è lo squillo delle telefonate che le fa Iwanaga, il suo amante.
Terako infatti ormai da un anno e mezzo frequenta quello che era un suo capo al lavoro, e forse è proprio questo suo rapporto a causarle la necessità di dormire così tanto. Iwanaga è infatti un uomo sposato, la cui moglie è in coma irreversibile a causa di un incidente, e quindi la sua situazione di amante è molto complicata. Ciò nonostante, il compagno si prende cura di lei, tanto da permetterle di vivere agiatamente senza dover lavorare.
Ma nonostante il suo amore per lui Terako sente di non poter condividere tutto con l'amante: gli nasconde ad esempio la morte di Shiori, la sua ex coinquilina, morta apparentemente suicida, probabilmente a causa del lavoro particolare che faceva.
E così, l'unica cosa che le resta da fare, è rifugiarsi nel suo sonno profondo.

TRAMA (VIAGGIATORI NELLA NOTTE)
Il fratello di Shibami, Yoshihiro, è morto ormai da un anno, lasciando in sospeso il rapporto con due ragazze appartenenti a due mondi completamente diversi: la bionda americana Sarah e la giapponese, nonché sua cugina, Marie. Ma i fantasmi del passato, si sa, a volte ritornano.

TRAMA (UN'ESPERIENZA)
Da qualche tempo Fumi in sogno sente una canzoncina, sempre la stessa, che sembra chiamarla. Parlando con il suo ragazzo, Mizuo, scopre che tradizionalmente sono i fantasmi di persone che sono state vicine in vita a chiamare i vivi in quel modo, per lasciare loro un messaggio. A Fumi non resta allora che scoprire chi dei suoi conoscenti è morto recentemente, e qual'è il suo messaggio per lei.

RECENSIONE
Come aveva già fatto nel suo primo libro Kitchen, la Yoshimoto torna a raccontarci tre storie diverse legate da diversi fili conduttori.
La morte, ormai l'abbiamo capito è uno degli argomenti cari all'autrice, tanto da permearne ogni suo libro. L'amore, quello tormentato, va al passo con essa. In queste tre storie non possiamo fare a meno di notare la presenza di un ménage à trois, che fa soffrire gli elementi che lo compongono e che apparentemente solo la morte può risolvere.
E come un'esperienza pre-morte il sonno è il terzo elemento che contraddistingue questo libro, come indica lo stesso titolo: in esso ci rifugiamo per crearci il nostro mondo ideale, al riparo da tutti i pericoli e da tutti i problemi; ma la Yoshimoto fa di più, e sfociando in quello che in occidente verrebbe visto come paranormale (sono convinta che invece un giapponese vedrebbe la stessa cosa come una credenza della tradizione) lo rende un tramite comunicativo non solo tra morti e vivi, ma addirittura ipotizza che vegliando da vicino una persona che dorme se ne possano assorbire tutte le paure più profonde.
È strana la Yoshimoto, non riesco ancora ad identificarla: il libro è carino, piuttosto simile a Kitchen, a mio parere meno bello di Presagio Triste, ma comunque carino. Di sicuro abbastanza interessante da spingermi in un futuro prossimo a leggere il quarto dei suoi romanzi, Tsugumi.


BW

Nella nostra libreria:
Banana Yoshimoto
Sonno profondo (白河夜船 - Shirakawa Yofune)
ed. Universale Economica Feltrinelli
139 pag.
traduzione di Giorgio Amitrano e Alessandro Giovanni Gerevini

venerdì 27 dicembre 2013

Sotto un cielo cremisi - Joe R. Lansdale (2009)

"Non mi piace sentirmi chiamare 'negro', nemmeno se è un negro che lo fa."
Leonard Pine


TRAMA
Tutto inizia quando Marvin Hanson, ormai rimessosi dal tremendo incidente di alcuni anni prima e del quale porta ancora i segni, si presenta accompagnato da Leonard a casa di Hap e Brett.
Dopo che il signor Pine riesce, com'è consuetine, a scroccare al padrone di casa una bella merenda a base di latte, biscotti e Dr. Pepper, Marvin illustra il motivo della sua visita.
Sua nipote Gadget infatti frequenta da qualche tempo un ragazzotto che ama atteggiarsi da gangsta spacciando droga con alcuni amici poco raccomandabili, e la ragazza è talmente innamorata di questo Tanedrue (così si chiama il giovanotto) da essere diventata lei stessa tossicodipendente nonchè totalmente succube del fidanzato che, spesso e volentieri, non si fa scrupolo nemmeno di metterle le mani addosso.
Marvin chiede dunque ai due di andare a recuperare l'ingenua nipotina in modo da toglierla da quel brutto giro e di far capire all'allegra brigata che d'ora in avanti dovranno lasciarla in pace, se nel fare questo poi dovesse scapparci qualche sberla beh, pazienza!
I nostri eroi si recano dunque alla roulotte di Tanedrue e, dopo aver discusso la questione a modo loro si riportano a casa Gadget ma, prima di andarsene Hap in segno di spregio, butta giù dalla tazza del W.C. tutta la cocaina presente nella stanza, per un valore di diverse migliaia di dollari.
Purtroppo però, la droga era di proprietà di un'organizzazione ben più potente e pericolosa la quale non è per nulla contenta che qualcuno abbia mandato giù dallo scarico i loro potenziali guadagni e così spedisce un misterioso e letale killer di nome Vanilla Ride sulle tracce di Hap e Leonard per far loro capire che stavolta hanno pestato i piedi alle persone sbagliate.
E per i nostri amici saranno di nuovo montagne di guai. 

RECENSIONE
"Da un bel pezzo non si sparava più a nessuno..." recita l'incipit di Sotto un cielo cremisi, ed in effetti sono passati ben otto anni dall'ultima avventura della coppia più bella del mondo e la lunga inattività si sa, può far male.
Questo libro infatti è, a mio parere, un buon gradino sotto ai migliori episodi della serie (Mucho Mojo, Il mambo degli orsi e Bad Chili) pur essendo tuttavia molto piacevole e divertente da leggere, con una formula collaudatissima che riesce sempre a strappare risate ed arricchita da frangenti di buon coinvolgimento emotivo.
Il ritmo c'è, i personaggi (magnifico Il Tonto) pure, forse magari manca un po' di quella freschezza che contraddistingueva i lavori sopracitati, ma credo comunque che sia un romanzo tutto sommato meritevole di attenzione.
Certo, se siete neofiti di Lansdale non vi consiglierei di iniziare proprio da qui ma trovo in ogni modo più che naturale che in una saga ci possano essere momenti altissimi ed altri un po' meno riusciti. Non lamentiamoci del brodo grasso, suvvia!


BF


Nella nostra libreria:
Joe R. Lansdale
Sotto un cielo cremisi (Vanilla Ride)
ed. Fanucci Editore
312 pag.
traduzione di Luca Conti


giovedì 26 dicembre 2013

Mistero in blu - Carlo Lucarelli (1999)

"Ci sono casi, nella cronaca, che anche a distanza di anni, anche quando sembrano risolti e non c'è più niente da fare, restano nella testa della gente..."
Carlo Lucarelli

RECENSIONE
Cosa accomuna una professoressa del Dams di Bologna ed una dell'Università di Catania, un giovane omosessuale impiegato modello al comune di Rimini ed una tassista senese, un anziano conte fiorentino ed una tranquilla famiglia napoletana, ed infine un impiegato delle poste della provincia torinese ed il suo migliore amico? Nulla, se non un tragico destino avvolto nel mistero più oscuro, che nemmeno anni di indagini e sentenze giudiziarie riescono a dissipare del tutto.
Carlo Lucarelli è ben noto al pubblico come giornalista e giallista, anche grazie a fortunate serie di successo come Mistero in blu, di cui in questa antologia sono riportate le stesse vicende, e Blu Notte, talmente famoso da meritarsi persino una parodia.
Se le trasmissioni di Lucarelli fossero un film, sicuramente sarebbero un film di Hitchcock, per la precisione quel brevissimo attimo in cui il regista fa un'apparizione cameo. No, scherzo, perdonate questa sciocchezza, ma se mai vi è capitato di vedere una delle puntate dei suoi programmi coglierete certamente la citazione.
Tornando al libro di cui parlavamo, come già ho detto si tratta di un'antologia di fatti di cronaca nera, casi di feroci omicidi, narrati dall'autore con il suo particolarissimo stile che fa immergere totalmente il lettore nella scena, come se fosse stato lì nel momento dei fatti, e che fa riflettere sulla semplicità della ferocia e della crudeltà degli uomini (intesi come esseri umani).
Un libro sconsigliato a chi è facilmente impressionabile, poiché le fotografie che fa Lucarelli delle scene del crimine sono molto paricolareggiate. Ma chi di voi non avesse problemi di stomaco debole sicuramente apprezzerà questo saggio dello scrittore emiliano.

BW

Nella nostra libreria:
Carlo Lucarelli
Mistero in blu
ed. Einaudi Stile Libero
144 pag.


mercoledì 25 dicembre 2013

Delitti di Natale - AA.VV. (2004)

"Di solito, il delitto e il Natale sono agli antipodi. Ma il senatore Brooks U. Banner come dono per questa ricorrenza si vide scaricare nella sua enorme calza il folle omicidio di Falconridge."
Joseph Cummings - Serenata per un assassino


RECENSIONE:
Bellissima iniziativa quella della Polillo Editore che recupera sedici chicche mistery d'autore tutte appartenenti all'epoca d'oro della narrativa gialla e tutte ambientate nel periodo natalizio. 
Le feste di Natale si sa, sono da sempre una delle ambientazioni preferite dai giallisti di tutto il mondo, e qui ne abbiamo l'ulteriore riprova; gli autori presenti in questa antologia poi rappresentano quella che e' considerata la crème del giallo di impostazione "classica".
Nicholas Blake, Agatha Christie, Marjorie Brown, Ellery Queen, Joseph Cummings e Lilian de la Torre sono solamente la punta di questo albero di Natale macchiato di sangue e che annovera sedici storie veramente piacevoli e da gustare una dopo l'altra, come tanti prelibati cioccolatini.
I racconti che personalmente ho apprezzato di più sono: "La collana di perle", "Il tocco del fantasma", "Il morto che ascoltava la radio", "La vigilia di Natale del maggiordomo", "Una buona bevanda calda" e "Un problema in bianco", quest'ultimo diviso in due parti affinchè possiate mettere alla prova il vostro fiuto di detective. Infatti, nella prima parte che si trova all'inizio del volume, viene presentato il delitto e tutti gli indizi necessari per incastrare l'assassino mentre nelle ultime pagine ne troverete la soluzione (solo per la cronaca, la mia teoria su chi fosse l'autore dell'omicidio si è rivelata terribilmente sballata).
Scritti secondo lo stile un po' austero e polveroso del più tradizionale giallo di stile britannico, (il che può apparire un limite ma in verità fornisce anche moltissimo fascino a tutta la raccolta) i racconti di Delitti di Natale sono a mio avviso la lettura ideale da fare durante le vacanze per chi ha voglia solamente di rilassarsi sprofondando in queste godibilissime narrazioni dal fascino decisamente vintage, magari stando seduti di fronte al caminetto mentre fuori nevica senza sosta.
Insomma, se volete dare un tocco di mistero alla zuccherosa atmosfera natalizia, non saprei davvero consigliarvi nulla di più indicato. Per quanto mi riguarda, un acquisto più che mai azzeccato.
Auguri a tutti!

BF


Nella nostra libreria:
AA.VV.
Delitti di Natale 
ed. Polillo Editore 
378 pag. 
traduzione di: A.C.C., Stefano Bortolussi, Franca Pece, Lidia Lax, Cecilia Vallardi, Dario Pratesi, Giovanni Viganò, Sara Caraffini, Bruno Amato, Tracy Lord e Marilena Caselli









Canto di Natale - Charles Dickens (1843)

"Lieto Natale! Basta, con il lieto Natale! [...] Se potessi fare come dico io [...] ogni idiota che va in giro con il 'lieto Natale!' sulle labbra, dovrebbe venire bollito nel suo stesso pudding, e sepolto con un rametto di agrifoglio sul cuore. Questo vorrei!"
Ebenezer Scrooge

TRAMA
È la vigilia di Natale, e tutti nella vecchia Londra vittoriana si preparano a festeggiare la ricorrenza insieme ai propri cari. Tutti, tranne l'avaro e burbero Ebenezer Scrooge, un vecchio uomo d'affari dal carattere scontroso, a causa del quale non ha amici, né ne vuole avere, considerandoli solamente una perdita di tempo e, soprattutto, di soldi. Nemmeno l'invito a cena da parte del giovane nipote Fred, figlio della defunta sorella, riesce a sciogliere un po' il duro ghiaccio che circonda il suo cuore. E così, quando la notte si corica (dopo aver avuto delle strane visioni, tra cui il fantasma dell'ex socio in affari Marley) il suo unico pensiero è rivolto alla perdita di denaro che avrebbe comportato il successivo giorno di festa.
Ma il fantasma di Marley gli aveva predetto che per tre notti di seguito avrebbe ricevuto la visita di altrettanti spiriti. E infatti a turno il fantasma dei Natali passati, il fantasma di questo Natale ed il fantasma dei Natali ancora da venire gli mostrano ricordi, avvenimenti e premonizioni legati a lui ed al suo modo di rapportarsi con la festività, ma soprattutto con le persone con cui ha a che fare. Sarà sufficiente questa esperienza paranormale a cambiare il modo di vivere del vecchio Scrooge? 

RECENSIONE
Nel lontano 1843 Charles Dickens scrisse il più classico dei racconti natalizi, fonte d'ispirazione per innumerevoli parodie (se non siete più degli adolescenti sicuramente ricorderete il famosissimo Canto di Natale di Topolino, per citarne una) e che comunque conserva i temi cari allo scrittore britannico, come la povertà, l'infanzia negata o comunque disagiata, ma anche la fiducia nella generosità della gente. In uno dei personaggi più famosi del racconto, il bambino storpio Tiny Tim, possiamo rivedere parte della traumatica esperienza infantile dello stesso Dickens, il quale a soli dodici anni divenne suo malgrado l'uomo di casa, dal pesante compito di mantenere l'intera famiglia. É vero che il fardello di Tim è diverso, un grave problema di salute dovuto anche alla malnutrizione data dalla povertà e molto comune all'epoca tra i bambini dei ceti sociali più bassi; è comunque innegabile che egli sia un simbolo, e non solo un personaggio fine a sè stesso.
Messaggi sociali a parte, un plauso va fatto all'autore per aver scritto 170 anni or sono un racconto decisamente originale. Negli anni in cui il romanzo gotico cominciava a prendere piede, Dickens ha sapientemente mischiato una storia di fantasmi e un percorso di redenzione con l'aggiunta di un pizzico di magia natalizia creando un'autentica pietra miliare della letteratura mondiale.
Ultimo, ma non per importanza, va riconosciuto un ulteriore merito allo scrittore inglese: quello di aver ispirato Carl Barks per la creazione di Paperon de' Paperoni (che non a caso in inglese si chiama proprio Scrooge McDuck), il beniamino di molti bambini e non solo che, come Scrooge, è burbero e spilorcio.
Cos'altro resta da dirvi? Ah, sì: BUON NATALE!

BW

Nella nostra libreria:
Charles Dickens
Canto di Natale (A Christmas Carol)
ed. BUR ragazzi
143 pag.
traduzione di Maria Luisa Fehr

    

martedì 24 dicembre 2013

Taccuino di un vecchio sporcaccione - Charles Bukowski (1969)

"faceva caldo lì dentro. mi avvicinai al piano e suonai il piano. non sapevo suonare il piano. pestavo i tasti e basta. qualcuno ballava sul letto. poi guardai sotto il piano e vidi che una ragazza c'era stesa sotto con il vestito sollevato fino ai fianchi. suonai con una mano sola, allungai l'altra e rapinai un'emozione."
Henry Charles Bukowski


RECENSIONE
Non c'è nulla di meglio di un bel libro di Charles Bukowski per calarsi alla perfezione nell'atmosfera natalizia! Così, sempre che riusciate a sopravvivere alle mega abbuffate che prenderanno il via tra poche ore, vi propongo questa autentica meraviglia dalla sterminata produzione del formidabile ragazzaccio della letteratura americana.
Taccuino di un vecchio sporcaccione è in realtà la raccolta di una serie di racconti che Bukowski scrisse tra il 1967 e il 1969 sulle pagine di una rivista underground che si chiamava "Open City" e che viene citata anche nel successivo Storie di ordinaria follia con il nome di "Open Pussy" (non ve lo dovrò mica spiegare io cosa vuol dire, vero???), come la vera e propria palestra letteraria dove egli si fece le ossa.
La storia (vera) praticamente è questa: il direttore della rivista John Bryan fondò "Open City" dopo essere stato licenziato da un altro giornale più tradizionalista, in quanto aveva protestato per via di uno special natalizio dove erano stati cancellati gli organi sessuali in un disegno che raffigurava Gesù Bambino. Quindi come vedete, un collegamento col Natale c'è...
Bryan pensò così di farsi il suo giornale, chiamando il vecchio amico Bukowski a tenere una rubrica intitolata appunto Taccuino di un vecchio sporcaccione dove il Nostro aveva la totale libertà di scrivere, nè più nè meno, tutto quello che gli passava per la testa.
Il successo neanche a dirlo fu clamoroso, soprattutto se consideriamo il fatto che si trattava di un giornale dall'impronta dilettantistica che non aveva una vera e propria distribuzione, il tutto in una città come Los Angeles dove all'epoca pubblicazioni di questo tipo spuntavano come funghi.
Bukowski in particolare divenne l'idolo dei lettori, i quali adoravano il suo stile asciutto e sboccato e le sue storie allucinate e divertentissime. E così dopo una vita passata come dipendente delle poste, a quasi cinquant'anni, venne travolto da una popolarità del tutto inaspettata e la sua casa divenne meta di veri pellegrinaggi da parte dei suoi fan che andavano a trovarlo per farsi una bevuta insieme a lui e discutere degli argomenti più disparati, e dalle numerose ammiratrici che non mancavano di fargli arrivare infuocate dichiarazioni d'amore.
Inutile cercare un fil rouge in questo libro, si tratta infatti di una serie di racconti brevi totalmente slegati tra di loro ma che rappresentano delle autentiche gemme. Le storie non hanno titolo, lo stile è scarno, la punteggiatura incerta, l'esposizione è frenetica ed a volte confusa, ma se amate lo scrittore di San Pedro sappiate che non potete assolutamente esimervi dal leggere questa stupenda e spumeggiante raccolta.
Inutile dire che questo è un autore che o si odia oppure si ama alla follia, pertanto se lo conoscete potete ben immaginare cosa vi attende...
Non mi resta dunque che chiudere con una citazione dello stesso Bukowski nella prefazione a questo volume, dove dice la sua su tutta la faccenda di "Open City".

"È tutto strano, molto strano. Pensate solo che se non avessero cancellato il pisellino e le palline a Gesù Bambino, ora non leggereste queste pagine. Così, allegria."

Natale con lo zio Buk dunque, evviva evviva!
E naturalmente, siccome IO sono un bravo ragazzo, faccio i miei migliori auguri a tutti.
Buon Natale!

BF


Nella nostra libreria:
Charles Bukowski 
Taccuino di un vecchio sporcaccione (Notes of a Dirty Old Man) 
ed. Guanda Editore
142 pag.
traduzione di Carlo A. Corsi









lunedì 23 dicembre 2013

Il grande romanzo di Ramses - Christian Jacq (1995)

"<<Padre mio...>>
<<La tua infanzia è morta. La vita comincia domani, Ramses.>>
<<Non ho vinto il toro.>>
<<Hai vinto la paura, il primo degli avversari lungo il cammino della saggezza.>>
<<Ce ne sono molti altri?>>
<<Senza dubbio più di granelli di sabbia del deserto.>>
Ramses e suo padre, il Faraone Sethi

TRAMA
Ramses è un giovane quattordicenne, spensierato ed un po' scavezzacollo, ma allo stesso tempo studente diligente del Kap, la più prestigiosa accademia d'Egitto alla quale solo pochi eletti hanno il privilegio di accedere. Sembrerebbe un ragazzo come tanti altri, se non fosse che è il figlio minore del Faraone, l'incarnazione del dio Ra in terra.
Ma proprio in quanto figlio minore, sembra destinato ad un futuro tranquillo ed ozioso all'ombra del fratello Shenar, destinato a succedere al padre. E così si può permettere qualche libertà in più, come trascinare quattro dei suoi compagni del Kap ad evadere nottetempo per recarsi a bere birra in una locanda, fatto gravissimo che potrebbe costare l'espulsione ad ognuno di loro.
Essi sono i suoi quattro più cari amici: il misterioso ed ombroso Setau, figlio di un marinaio e di una nubiana, attratto dai serpenti di cui vuole scoprire tutti i segreti; il gracile ma intelligentissimo Ameni, senza dubbio destinato a diventare uno scriba reale; il ricco e raffinato Asha, aspirante ad una carriera da alto funzionario nel campo della diplomazia; e infine l'ebreo Mosé, ammesso giovanissimo al Kap grazie alle sue notevoli capacità intellettuali e dotato di altrettanta forza.
Un giorno poi Ramses conosce la bella e giovane Iset, con cui scopre i piaceri dell'eros, la quale è più che mai decisa a sposare lui e non Shenar, rinunciando alla possibilità di diventare regina d'Egitto.
La vita del ragazzo insomma sembra essere la più spensierata che potrebbe sognare uno come lui. Finché Sethi non decide di nominare lui, e non il fratello, suo successore. E da lì la vita di Ramses, e con essa il destino dell'intero Egitto, cambia per sempre.

RECENSIONE
Christian Jacq, prima ancora che scrittore, è un egittologo, e si vede. Il grande romanzo di Ramses, che racchiude in un volume unico cinque libri inizialmente pubblicati individualmente, è sì un romanzo su uno dei Faraoni più famosi ed importanti della storia, ma ancora prima è un libro sulla vita quotidiana dell'epoca, su di una civiltà durata millenni che tanto ha affascinato gli archeologi di tutto il mondo (e non solo).
Essendo appunto l'unione di cinque libri, l'edizione che proponiamo oggi ha il difetto di non essere esattamente un volume maneggevole, e se vi capita di leggere la prima edizione, come nel mio caso, dovete prestare particolare attenzione per evitare che le pagine si scollino.
Ma la lunghezza va vista come difetto solo da questo punto di vista, perché per quanto riguarda il ritmo Il grande romanzo di Ramses è assolutamente scorrevolissimo, e vedrete che lo leggerete tutto di fiato, anche se non siete dei veri e propri appassionati del genere né dell'argomento.
Un libro che consiglio assolutamente, per quanto temo che non sia di facilissima reperibilità, nonostante il fatto che quando uscì divenne un vero e proprio best seller. Ma vedrete che se riuscirete a procurarvelo non ve ne pentirete affatto.

BW

Nella nostra libreria:
Christian Jacq
Il grande romanzo di Ramses (Le fils de la lumière - Le temple des millions d'années - La bataille de Kadesh - La Dame d'Abou Simbel - Sous l'acacia d'Occident)
ed. Oscar Mondadori
1071 pag.
traduzione di Francesco Saba Sardi

domenica 22 dicembre 2013

Lotteria dello spazio - Philip K. Dick (1955)

"Il sistema dell'Urna è stato realizzato per proteggerci; eleva socialmente e declassa a caso, sceglie degli individui a caso e a intervalli casuali. Nessuno può raggiungere il potere e tenerlo; nessuno conosce quale sarà il proprio status la settimana prossima o l'anno venturo. Nessuno può progettare di diventare un dittatore; tutto accade e procede in accordo con la casualità. La Sfida ci protegge dal resto. Ci protegge dagli sciocchi, dagli incompetenti e dai pazzi. Noi siamo al sicuro: non avremo mai al potere nè despoti nè gente stramba."
Herb Moore


TRAMA
Nell'anno 2203 l'uomo è riuscito ormai ad arrivare ad insediarsi nell'intero Sistema Solare. L'umanità ha raggiunto livelli di progresso elevatissimi, cionostante è fortemente divisa in caste molto chiuse. Infatti nel gradino più basso della società vi sono i cosiddetti unk, i Non Classificati, cioè coloro che svolgono le mansioni più umili e considerati a tutti gli effetti esseri inferiori; poi vi sono i Classificati, che ricoprono vari ruoli all'interno delle numerose multinazionali ed alle quali spesso si legano con un giuramento a vita. Infine al vertice della piramide abbiamo il Quizmaster, colui che governa l'intero universo con l'aiuto dei telep, una squadra di individui dalle grandi capacità telepatiche.
Il Quizmaster viene scelto periodicamente in base ad una complessa estrazione del tutto casuale che segue il metodo minimax, ed in teoria, tutti i cittadini hanno le stesse probabilità di poter governare il Sistema Solare. 
Per cercare di limitare l'enorme potere in mano al Quizmaster viene istituito un omicidio legalizzato. Il nome di chi dovrà attentare alla vita della persona più importante dell'Universo viene estratto durante la Convenzione della Sfida, una sorta di grottesco reality show che si svolge subito dopo l'elezione del Quizmaster, e che tiene incollati agli schermi televisivi miliardi di persone.
Tutto ha inizio quando con un movimento a sorpresa dell'Urna il Quizmaster Reese Verrick, uomo cinico e privo di scrupoli ed in carica ormai da dieci anni, viene improvvisamente destituito ed il suo posto viene preso da Leon Cartwright, un anziano e modesto unk seguace della bizzarra religione prestonita.
Così Cartwright si insedia a Batavia (l'ex Giacarta), capitale del Direttorato della Federazione dei Nove Pianeti del Sistema Solare, dove potrà essere difeso in maniera più efficace dal killer che dovrà cercare di ucciderlo. Ruolo questo che viene affidato a Keith Pellig, persona fredda ed enigmatica che pare avere tutti i requisiti necessari per togliere di mezzo in breve tempo lo sprovveduto  Cartwright. Tutti sono d'accordo sul fatto che il nuovo Quizmaster rimarrà in carica per pochissimo tempo, anche perchè Pellig in realtà non è esattamente un uomo qualsiasi, ma in un mondo in cui gli esseri umani sono estremamente superstiziosi e dove tutto è determinato dal caso c'è ancora spazio per certezze di questo tipo?

RECENSIONE
Primo romanzo dell'allora ventisettenne Philip K. Dick, Lotteria dello spazio (già edito in Italia col titolo Il disco di fiamma) presenta fin da subito alcune delle tematiche a lui più care e che egli svilupperà ulteriormente nel corso degli anni come ad esempio le forti critiche al sistema politico, una società estremamente fredda ed appiattita ed il lavoro visto quasi sempre come una forma di schiavitù vera e propria. 
Questo romanzo ci mostra un Dick distaccato osservatore della realtà che lo circonda, quella americana degli anni '50, e arriva a farne oggetto di satira crudele. Basti pensare al personaggio di Ted Benteley, che ricalca l'immaginario del "ribelle senza causa" alla James Dean, oppure il sistema per scegliere chi dovrà governare il mondo che sembra essere veramente un obiettivo alla portata di tutti, dal più potente al più umile (ma sarà veramente così?) e nel quale è difficile non vedere una parodia del celeberrimo "American Dream".
Lotteria dello spazio è l'esordio folgorante di un autore che nel corso della propria carriera ci regalerà autentici capolavori e che contribuirà notevolmente ad elevare la fantascienza da "lettura per ragazzi" a genere letterario con tutti i crismi.
Un libro che ho letteralmente divorato e che ho terminato in poche ore, il che significa che a livello personale ho trovato Lotteria dello spazio bellissimo ed anche scorrevole, caratteristica questa che non sempre si potrà ritrovare in alcuni successivi lavori dello scrittore di Chicago.
Da parte mia consigliatissimo, se poi avete già avuto modo di conoscere ed apprezzare altre opere facenti parte della vasta produzione dickiana, beh allora non dovete per nessun motivo farvi scappare questo gioiellino.

BF


Nella nostra libreria:
Philip K. Dick
Lotteria dello spazio (Solar Lottery)
ed. Fanucci Editore
203 pag.
traduzione di Domenico Gallo





sabato 21 dicembre 2013

Inheritance - Christopher Paolini (2011)

ATTENZIONE!!! Il libro di cui stiamo per parlare è il quarto del Ciclo dell'Eredità. Se non avete letto il precedente, intitolato Brisingr, vi sconsigliamo di proseguire con la lettura del post. 

"Guliä waíse medh ono, Argetlam.
(Buona fortuna, Mano d'Argento)"
Arya

TRAMA
Siamo dunque giunti all'ultimo atto del feroce scontro tra Eragon Ammazzaspettri, aiutato da Saphira Squamadiluce e da tutti i loro alleati, e Galbatorix ed i suoi sostenitori.
È inutile dilungarsi sulla trama del libro: se siete arrivati fin qui, sapete di dovervi aspettare battaglie e rese dei conti, non solo sul piano fisico, ma anche su quello dei rapporti personali tra i diversi personaggi. Si tratta pur sempre dell'ultimo libro, no?

RECENSIONE
L'alunno Paolini Christopher, ormai un po' fuori corso, ha comunque fatto i compiti: diverse battaglie, anche piuttosto ben descritte, riusciranno a saziare la vostra fame di azione, piuttosto carente nel precedente capitolo della saga, su questo non ci piove. L'autore deve aver fatto delle ricerche di storia, tattica e strategia militare. Resta pur sempre il dubbio che la maggior parte di esse però siano state fatte sulle opere tolkeniane, prima fra tutte Il Signore degli Anelli, di cui troviamo numerorsi riferimenti (non voglio credere che si tratti di banalissimi plagi, dal momento in cui sono così smaccatamente palesi). Non posso dirvi a cosa mi riferisco, perché ovviamente non voglio spoilerarvi nulla, ma chiunque di voi abbia anche solo visto i film della Trilogia dell'Anello diretti da Peter Jackson riuscirà a cogliere queste "citazioni".
Detto questo, il romanzo rimane comunque un buon libro, di sicuro non il migliore, ma comunque leggibile. Se avete letto tutti gli altri non potete astenervi dal leggerlo, se non altro per concludere la saga (non amo le cose lasciate in sospeso). Dubito però che, se mai Paolini dovesse scrivere un altro libro, attenderò con ansia che esso venga pubblicato.

BW

Nella nostra libreria:
Christopher Paolini
Inheritance (Inheritance)
ed. Rizzoli romanzo
834 pag.
traduzione di Maria Concetta Scotto di Santillo in collaborazione con Michela Proietti

   

venerdì 20 dicembre 2013

Sostiene Pereira - Antonio Tabucchi (1994)

"La filosofia sembra che si occupi solo delle verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità"
Il dottor Pereira, citando suo zio

TRAMA
Il dottor Pereira è un uomo di mezza età, di origini ebraiche (come si evince dal nome) nonostante sia un fervente cattolico, vedovo ormai da tempo, che dopo trent'anni da cronista è appena stato incaricato di dirigere la pagina culturale del Lisbona, un neonato quotidiano del pomeriggio, apolitico e dalla chiara impronta cattolica.
Ma come può Pereira dirigere una pagina, se è l'unico ad occuparsene? Decide così di contattare un giovane neolaureato, Francesco Monteiro Rossi, di cui ha letto uno stralcio della tesi di laurea su di una rivista.
Fin da subito però Pereira scopre che in realtà Monteiro Rossi non è quel brillante filosofo che credeva, non solo: ha anche ammesso di aver copiato gran parte della tesi.
Pereira però inspiegabilmente decide di dare una chance al ragazzo che potrebbe essere il figlio che non ha mai avuto e del quale conosce anche la fidanzata, Marta, un'attivista politica di opposizione al regime di Salazar.
Da quel momento la vita di Pereira cambia rapidamente, comincia a porsi domande su cosa stia effettivamente accadendo nel mondo e a percepire che quel tranquillo lavoro da redattore in un paese come il Portogallo dell'agosto 1938 gli stia effettivamente molto stretto, al limite del soffocante.

RECENSIONE
Confesso che quando ho iniziato a leggere Sostiene Pereira non solo ero un po' prevenuta (mi immaginavo che fosse un vero e proprio mattone), ma non ero nemmeno assolutamente informata sui contenuti del romanzo.
È stata così una piacevolissima sorpresa scoprire che invece si tratta di un libro molto scorrevole, grazie soprattutto all'abile uso che Tabucchi fa della ripetizione continua del nome del protagonista, spesso anticipata da verbi come "disse" o, appunto, "sostiene". Questo uso della narrazione in cui chi racconta la storia non è il classico narratore in terza persona, ma qualcuno che riporta a sua volta la testimonianza di Pereira, può far pensare (o almeno, io non ho potuto evitare di farlo) che si tratti di un poliziotto che sta rileggendo la confessione rilasciata dal giornalista al commissariato. Ma a me è venuta in mente anche una seconda ipotesi: che il narratore non sia il frutto di una situazione negativa, bensì la moglie (o il ritratto di essa); perchè Pereira è un uomo solo, con nessuno con cui parlare, e così ha l'abitudine di raccontare tutti i suoi pensieri alla fotografia della defunta consorte.
Sostiene Pereira è un libro sulla letteratura, sulla storia, sulla politica, sulla religione e sulla filosofia. In appena 186 pagine (191 se considerate la postfazione dell'autore, in cui spiega la genesi di Pereira) Tabucchi esplora tutti questi argomenti, senza mai arrivare ad annoiarci, anzi, da parte mia ho sentito solleticata la mia curiosità nell'approfondire alcuni di questi aspetti.
Un libro recente che è però già un classico della letteratura contemporanea, vincitore del Premio Campiello, che sicuramente si è aggiudicato a pieno titolo un posto nella nostra libreria.

BW

Nella nostra libreria:
Antonio Tabucchi
Sostiene Pereira. Una testimonianza
ed. La Biblioteca di Repubblica
191 pag.

    
 

giovedì 19 dicembre 2013

Il senso della frase - Andrea G. Pinketts (1995)

"Pogo era antico. Forse c'era sempre stato. E poteva essere pericoloso come una creatura abissale di Lovecraft. Il cliente di Pogo che gli chiedeva: <<Mi potrebbe portare a Premadio? É una frazione di...>> si sentiva immediatamente rispondere:
<<Del comune di Valdidentro. Dove c'è la centrale idroelettrica che ha, se non sbaglio, una potenza di 144 megawatt.>>
<<É sorprendente. Come fa a saperlo?>>
<<Saranno cazzacci miei. Babbo di minchia.>>
Lazzaro Santandrea



TRAMA
Lazzaro Santandrea si appresta a festeggiare il suo trentesimo "non compleanno" con gli amici di sempre: l'impareggiabile taxista Pogo, il corpulento e logorroico Carne e un Antonello Caroli afflitto da un particolare tipo di depressione che si ripresenta periodicamente e che egli chiama "La piaga d'autunno".
Accade così che, durante una bevuta scacciacrisi al "White Bear", bar frequentato da modelle e ritrovo abituale dei Nostri, tra i numerosi aneddoti del passato che vengono rievocati rispunta fuori il nome di Nicky. Ragazza non bella ma dalla incredibile sfacciataggine, era conosciuta da tutti gli avventori del "White Bear" per essere una bugiarda patologica. 
Nella Milano degli anni ottanta fatta di party, sfilate e bellissime modelle straniere, di Nicky si sono perse le tracce da molto tempo ormai, senonchè un giorno appare al "White Bear" una ragazzina che si fa subito notare per raccontare le stesse identiche e peculiari balle che raccontava Nicky.
Il nostro eroe a questo punto, non resistendo al richiamo della propria curiosità, come un novello cavaliere parte alla ricerca della verità, naturalmente accompagnato dai propri scudieri Caroli, Carne e Pogo.
Armato solamente di quello che considera il suo più grande potere, Il senso della frase, si lancia senza paura all'inseguimento della ragazzina "ladra di bugie", di Nicky e del proprio passato; incontrando nel tragitto ogni sorta di degenerati e di pazzi, rischiando più volte la pelle, fino a giungere alla rivelazione finale.

RECENSIONE
Crudele, vizioso, malinconico e, nonostante tutto ciò, spassosissimo: Il senso della frase è semplicemente, il miglior libro di Pinketts.
Romanzo che, in poco più di duecento pagine, riesce a cambiare spesso pelle e a passare con disinvoltura attraverso almeno quattro o cinque generi letterari diversi, Il senso della frase (vincitore del Premio Scerbanenco) rappresenta, almeno secondo me, l'apice della produzione letteraria del funambolico scrittore milanese.
Il suo caratteristico modo di raccontare le vicende del proprio alter ego Lazzaro Santandrea è ormai un suo autentico marchio di fabbrica grazie al consueto stile ricco di citazioni, rimandi e giochi di parole che Pinketts sa rendere alla perfezione e che comunque non sono assolutamente buttati lì a caso e si incastrano a meraviglia nella storia.
Ma ancora più che nei precedenti lavori qui si nota la splendida caratterizzazione dei personaggi, a partire da una delle più irriverenti, ed al tempo stesso tenere figure che io ricordi, ovvero la fantastica nonna del protagonista, al quale è davvero impossibile resistere. 
Il senso della frase, ci spiega Pinketts, è l'abilità innata di riuscire sempre a dire la cosa giusta (non necessariamente la verità) nel momento giusto, riuscendo così a cavarsi dai peggiori pasticci. E questo è un "superpotere" che indubbiamente accomuna Pinketts a Lazzaro.
I detrattori spesso rinfacciano a Pinketts il suo eccessivo narcisismo, il suo modo di fare un po' vanitoso di chi sa di essere bravo e non fa nulla per nasconderlo.
Può anche darsi che sia così, ma una cosa è certa: tra un pallone gonfiato autentico ed un falso modesto, io preferirò sempre il primo. Se poi sa scrivere bene come Pinketts, ancora di più.

BF


Nella nostra libreria:
Andrea G. Pinketts
Il senso della frase
ed. Universale Economica Feltrinelli
245 pag.






mercoledì 18 dicembre 2013

Il bosco delle volpi - Arto Paasilinna (1983)

"Sono cinque anni che non assaggio più il 'kalakukko', mi credi Oiva? A volte mi viene una maledetta voglia di polpettine di carne, tale da farmi bruciare lo stomaco. Tu li hai provati, no, i loro hamburger?"
Il direttore Jabala

TRAMA
Cosa hanno in comune un malvivente dedito alla bella vita, un maggiore dell'esercito alcolizzato e la skolt più vecchia del mondo? Apparentemente nulla, ma quando la sorte (o la penna di Paasilinna) ci mette lo zampino, tutto è possibile.
La storia inizia da un antefatto di cinque anni prima, quando il gangster di professione Oiva Juntunen ruba tre lingotti di oro purissimo alla Norvegia, insieme a due complici, di cui uno è un feroce assassino. Il loro piano prevede la cattura dei due compari e la custodia del bottino da parte di Juntunen sino alla scarcerazione. Ma la cupidigia, ahimè!, ha la meglio sulla parola data, e così il nostro Arsenio Lupin finnico fugge con l'intera refurtiva e diviene latitante prima in Florida, poi in Lapponia.
Lì incontra Sulo Remes, maggiore dell'esercito che, alcolizzato e stanco della fiacca vita di un ufficiale in tempo di pace, ha deciso di prendersi un anno di aspettativa non retribuita. Non sa nemmeno lui cosa vuole fare, all'inizio pensa di laurearsi, ma è attratto anche dalla ricerca dell'oro lappone.
Dopo un inizio piuttosto burrascoso, i due scendono a patti e decidono di collaborare, si stabiliscono in una capanna che rendono col tempo una reggia fornita di ogni comfort ed arrivano ad adottare un cucciolo di volpe, che chiamano Cinquecentino.
Una sera poi alla strana coppia si aggiunge la fuggiasca skolt novantenne Naska Moniskoff, che è scappata insieme al vecchio gatto Jermakki perchè non vuole essere ricoverata in maniera coatta in un ospizio per anziani, ed infine due ragazze squillo scandinave, Agneta e Cristine.
L'allegra brigata sembra trascorrere la più felice delle esistenze; ma non dimentichiamo che un feroce assassino ricorda sempre i torti subiti.

RECENSIONE
Il bosco delle volpi è indubbiamente il mio romanzo di Paasilinna preferito, un po' per la sua atmosfera romantica, e un po' per quel sapiente miscuglio di situazioni creato dall'autore finlandese che lo rende spassoso ed accattivante. Una chicca tra tutte: la cronaca della conquista del porto di Oslo da parte dei nazisti durante la seconda guerra mondiale.
I personaggi sono ottimamente caratterizzati; non solo gli esseri umani, ma anche gli animali e lo stesso ambiente. Esso è clemente con chi ci vive, ma spietato con chi non ne fa parte. Ad esempio le trappole per volpi piazzate dai due uomini funzionano tutte nel corso degli anni, ma non uccidono nemmeno un animale; in compenso un sacco di sprovveduti turisti tedeschi ci lasciano le penne a causa della loro ingordigia (le esche utilizzate sono delle succulente salsicce), ma in fondo, come dice Naska: "C'è un mucchio di gente da loro, in Germania. Se anche ne impiccate un po', non mi sembra così grave". Il popolo tedesco naturalmente ringrazia...
Scherzi a parte, se avete amato gli scenari incantati e le tematiche de L'anno della lepre, sicuramente apprezzerete questo piccolo capolavoro della letteratura nordica, e probabilmente vi verrà voglia di visitare queste meravigliose terre selvagge, dove ancora la mano dell'uomo non le ha contaminate eccessivamente ed è ancora la Natura a dettare legge. Ma mi raccomando, fate attenzione: se vedete una salsiccia sulla neve, farete meglio a lasciarla dov'è.


BW

Nella nostra libreria:
Arto Paasilinna
Il bosco delle volpi (Hirtettyjen kettujen metsä)
ed. Iperborea
267 pag.
traduzione di Ernesto Boella